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Il mercato del caffè: canali di vendita, consumi e scenario competitivo

Il caffè è la bevanda più consumata al mondo dopo l’acqua e non c’è adulto che non ne beva almeno una o due tazzine durante la giornata, soprattutto al mattino per partire alla grande col giusto piglio e aroma.

Negli anni i consumi del caffè sono mutati e tuttora stanno cambiando poiché questo è un mercato che ha raggiunto la sua piena maturità: infatti, la penetrazione di questo prodotto nelle famiglie italiane è ormai prossima al 100% e quindi non vi sono più spazi di ulteriore crescita delle vendite tramite l’allargamento del parco famiglie che lo utilizzano.

In Italia, in termini di consumo procapite annuo, siamo attorno ai 37 chili annui per nucleo familiare. Questa ci potrebbe sembrare una cifra molto alta ma, se la compariamo con i consumi annui di altri Paesi europei (soprattutto quelli del nord) vediamo come gli italiani non siano in cima alle classifiche di consumo. Infatti gli europei del nord preferiscono una bevanda lunga da sorseggiare, simile in questo alle modalità di consumo del tè o delle tisane, mentre in Italia resiste la tradizione dell’espresso, fatto con la macchina, con la moka e ora sempre di più con la macchina per capsule.

Tramite i canali del dettaglio alimentare (es. mercati e supermercati) vengono commercializzati i due terzi di volumi complessivi di caffè consumato in Italia ma a questo dato corrisponde soltanto il 30% delle vendite in valore. Il comparto del caffè al dettaglio è molto concentrato ovvero, nel segmento moka (di gran lunga il più rilevante), i primi tre produttori coprono congiuntamente oltre il 70% delle vendite complessive sia in valore che in volume . Di deve però sottolineare sia la forte presenza di caffè riportanti il marchio della catena di distribuzione sia la crescita di marchi locali che nelle rispettive aree sono abbastanza quotati per via di abitudini di consumo tradizionali consolidate.

Parlando di valore del mercato del caffè, se il 30% è concentrato nel dettaglio alimentare, il restante 70% concerne il settore dei consumi fuori casa (cioè al bar/ristorante/esercizi commerciali).  In termini di valore del business, quindi, la ristorazione è largamente più importante rispetto al dettaglio alimentare, ancorché caratterizzata da politiche di marketing e commerciali in gran parte sensibilmente differenti.  E’ un mercato complesso quello del fuori casa, dove in Italia circa 600 torrefattori combattono aspramente per conquistare e “strapparsi” fette di questo immenso mercato.