Ci sono termini e parole che fanno parte a tal punto del nostro quotidiano che non ci interroghiamo su quale sia la loro origine etimologica. Abituati a dare per assodato per il “bar”, per esempio, si chiama “bar” non notiamo nemmeno la sua particolarità. Ma se vi dicessimo che il modo in cui chiamiamo il luogo principale dove gustare un ottimo caffè non è una parola di origine italiana, ma inglese? E che, come se non bastasse, è nata per indicare un angolo dei locali nel Nuovo Continente dove venivano servite bevande tutt’altro che assimilabili al caffè?
Scopriamo, dunque, qual è l’origine della parola bar e come mai, in Italia, viene utilizzata nel modo che tutti sappiamo.
Origine della parola bar
Se per bar, appunto, si intende un locale destinato alla vendita di bevande alcoliche ed analcoliche, il termine è derivato da una contrazione dell’inglese “barrier” che significa, come possiamo immaginare, “sbarra”.
Questa parola affonda le sue radici nell’epoca della prima colonizzazione delle Americhe quando veniva utilizzata per indicare l’angolo riservato alla vendita di bevande alcoliche nelle osterie e nelle bettole. La “sbarra” serviva, in particolare, a dividere quest’area di perdizione dal resto del locale. Nel corso degli anni, in seguito, la parola ha smesso di indicare solo un’area dell’osteria per identificare l’intero locale.
Un’interpretazione etimologica differente sostiene, invece, che la parola “bar” abbia origine dal termine, sempre inglese, “barred” che significa più precisamente “sbarrato”. Il riferimento, in questo caso, potrebbe essere al periodo del proibizionismo britannico del XIX secolo quando le porte degli spacci venivano letteralmente inchiodate per impedire agli avventori di frequentarli.
La versione italiana
Una terza ipotesi, invece, riporta l’origine della parola bar nel Belpaese. Infatti, da un lato vi è la possibilità che il termine bar, sia che sia un’abbreviazione di barrier che di barred, derivi dal latino “barra”. Dall’altro, c’è chi sostiene che la parola bar sia stata letteralmente inventata in Italia e, in particolare, nel 1898 da Alessandro Manaresi, imprenditore toscano che aprì il primo locale di questo tipo in Italia. Scelse di chiamarlo così come acronimo di Banco A Ristoro.
Infine, altri sostengono che l’uso italiano del termine sia collegato al fatto che, al bancone del bar si trovano, solitamente, due barre di ottone, l’una per i piedi e l’altra per appoggiare il braccio, fondamentali per rendere più comodo il tempo trascorso a gustarsi il proprio espresso.
Il “bar” fuori dall’Italia
Qualsiasi sia di preciso l’origine della parola bar, quel che è certo oggi è che viene utilizzata in maniera diversa se ci troviamo in Italia oppure all’estero.
In Gran Bretagna, per esempio, per “bar” si intende più precisamente il “wine bar”, in pratica le nostre enoteche, dove si può degustare principalmente vino di vario genere. Le bevande alcoliche in generale sono servite nei “pub”, mentre per bere un espresso dobbiamo scegliere un “cafè”.
Negli Stati Uniti, invece, il termine “bar” viene utilizzato per tutti i locali che vendono e propongono bevande alcoliche: la differenza principale è quella tra i beer bars dove vengono servite birre e vini, e i liquor bars, specializzati anche in superalcolici. Il bancone con le due barre da cui, come abbiamo visto, potrebbe avere origine la parola “bar” è piuttosto il saloon tipico dei film western che sopravvive solo in alcuni stati e, probabilmente, più come retaggio della tradizione popolare.
Ancora diverso è l’uso che viene fatto della parola “bar” in Francia. Se, da un lato, vuol dire “spigola” quindi la troviamo più spesso dal pescivendolo che nei boulevard, dall’altro viene utilizzato anche come sinonimo di pub. Per bere un caffè o un cappuccino, invece, dobbiamo recarci in un café, che può essere un café tabac se vende anche i tipici prodotti di tabacchiera, oppure un café brasserie dove si può ordinare anche qualcosa da mangiare, dai croissant alle quiches.
Caffè e non solo: il bar in Italia
In Italia, al bar possiamo ordinare un caffè, ma non soltanto. Infatti intendiamo essenzialmente un locale dove vengono serviti e consumate sia bevande alcoliche che analcoliche. È, di fatto, la casa di caffè, cappuccino e cioccolata calda, nonché di snack come pizzette, tramezzini oppure toast.
5 bar storici da provare una volta nella vita
La tradizione del bar non è, dunque, una novità. Prima ancora che chiamarsi in questo modo, esistevano già i caffè, spesso meta di intellettuali ed artisti che vi trascorrevano molto tempo a discutere ed immaginare il futuro del proprio paese. Sembra confermato, a proposito, che il primo caffè in Italia sia stato aperto a Venezia, proprio in piazza San Marco, nel 1683. E proprio da quella stessa splendida piazza partiamo per un breve viaggio tra cinque bar storici italiani che mantengono intatto lo spirito della tradizione.
Stiamo parlando del Caffè Florian di Venezia, sicuramente uno dei più famosi al mondo anche perché, tra le sue sale, sono passati Casanova, Lord Byron, Ugo Foscolo, Silvio Pellico e molti altri personaggi storici di caratura europea e non soltanto.
Fondato nel 1858 da Ferdinando Baratti ed Edoardo Milano, il Baratti & Milano è ancora oggi un punto di riferimento per tutti gli appassionati di caffè, nonché una tappa obbligata per un tour gastronomico di Torino. Il gioiello liberty di Piazza Castello, inoltre, si conferma campione anche di qualità: infatti, mantiene saldamente un posto tra i migliori bar d’Italia, secondo la guida del Gambero Rosso che gli ha attribuito, anche per il 2018, Tre Chicchi e Tre tazzine.
Non può mancare, poi, un indirizzo romano tra i bar storici più famosi d’Italia. E la scelta ricade sull’Antico Caffè Greco di via Condotti. Si tratta di un vero e proprio monumento culturale: proprio qui nacquero quadri, romanzi e alleanze politiche che hanno cambiato la storia italiana tra il XIX e il XX secolo.
A Firenze, invece, una tappa obbligata è quella da Gilli. Nato come Bottega dei pani dolci, oggi vi possiamo trovare un ottimo caffè da abbinare con la piccola patisserie del laboratorio artigianale annesso.
Infine, approdiamo alla città del caffè: Napoli. Qui ci rechiamo in piazza del Plebiscito per gustare un espresso e, magari, qualche chicca della pasticceria partenopea al Gran Caffé Gambrinus. Questo locale storico rischiava di andare perduto poiché, durante il Fascismo, venne riqualificato ed utilizzato come banca: solo dopo una lunga battaglia legale, è stato possibile riportare i locali alla funzione originale e restituirci un caffè da non perdere.